Ministero per la Transizione Ecologica: l'auto al centro

Mario Draghi potrebbe vidimare la nascita del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica, nel quale il mondo delle quattro ruote sarà necessariamente e pesantemente coinvolto su molti fronti.
Mario Draghi potrebbe vidimare la nascita del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica, nel quale il mondo delle quattro ruote sarà necessariamente e pesantemente coinvolto su molti fronti.

Il mondo dell’auto sarà al centro della visione del futuro Ministero per la Transizione Ecologica ? Mario Draghi non ne ha ancora pubblicamente parlato, ma già M5S e Legambiente portano a casa il trofeo come una propria vittoria ed indicando in questo tassello uno snodo importante per le politiche ecologiche del prossimo futuro. Inevitabilmente ciò avrà un pesantissimo impatto sul mondo dell’auto proprio per la natura stessa che il Ministero andrà ad avere.

Mario Draghi

Mario Draghi (foto Wikipedia )

Nell’idea iniziale, il Ministero deve fungere da elemento di raccordo tra più entità per indirizzare gli investimenti in una direzione tale per cui l’aspetto ecologico non diventi più soltanto etico, ma obbligo normativo. Su questo binario dovrà quindi correre il piano italiano per la spesa del Next Generation Fund, indirizzando gli investimenti dei prossimi mesi.

Ministero per la Transizione Ecologica: cosa farà per l’auto?

I motivi per cui l’auto sia necessariamente al centro della quotidianità di questo dicastero sono presto detti: un ministro che abbia in mano la capacità di orientare il lavoro degli altri ministeri dovrà necessariamente mettere in agenda i seguenti punti:

  • transizione all’elettrico del parco auto, con investimenti sulla rete e sulla produzione da fonti rinnovabili
  • politiche di trasporto su gomma, laddove i principali azionisti del ministero hanno lottato per anni contro l’Alta Velocità
  • strategie per la mobilità sui tessuti urbani (dai mezzi pubblici ai monopattini, passando per ZTL e canali di mobility sharing), con un ripensamento più generale anche delle zone periferiche
  • gli IPCEI su batterie prima e idrogeno poi dimostrano la centralità politica nel delineare intere filiere e non soltanto meri principi: la mobilità elettrica impone cambiamenti sociali che vanno dominati
  • blocchi del traffico legati alle emissioni, strumento sempre più antipatico e vetusto per mettere una pezza ad un problema urgente che richiede soluzioni radicali
  • tutto quel che è decarbonizzazione non può che incidere fortemente sul mondo dei carburanti, dei distributori di carburante e di tutto l’indotto che vi è legato: si parla anche e soprattutto di economica e politiche del lavoro.

Appare del tutto chiaro come il nuovo ministero vada ad erodere spazio tanto al Ministero dei Trasporti quanto al Ministero dell’Ambiente, ma sempre e comunque incidendo pesantemente sul mondo dell’auto come fattore centrale di socialità, di produttività e di consumo . Guidare la transizione verso l’elettrico, ad esempio, significa mettere in mano al Ministero per la Transizione Ecologica una serie di dossier mai risolti, quali ad esempio il pieno bilanciamento delle fonti di produzione energetica affinché la decarbonizzazione non sia soltanto di facciata, ma diventi una vera propulsione verso l’energia verde.

Il mondo dell’auto attende tra incentivi ed incertezza, in bilico tra un “vorrei” e un “ma non posso”. Su questo fronte l’innovazione non attende, perché auto elettriche e auto a guida autonoma sono i primi forti segnali che indicano come la normativa sia più vetusta di quanto la tecnica non richiederebbe: Draghi non avrà molto tempo, ma potrà dare indirizzi molto forti.

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11 02 2021
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