Si leggono dati contrastanti circa il valore delle polveri sottili a distanza di pochi giorni dai blocchi agli spostamenti delle persone per le strade. Trattasi spesso di analisi strumentali, che tirano per la giacchetta i numeri nel tentativo di dimostrare o stigmatizzare le analisi precedenti, quando ancora il problema principale per tutti era il clima e non il Coronavirus .
La verità sulle polveri sottili sarà chiara soltanto tra qualche settimana, quando la realtà si sarà consolidata a seguito di un vero periodo di chiusura. Tutto quel che si può fare oggi è leggere i dati e tentare di guardarli in prospettiva, con tutte le loro contraddizioni. A livello sperimentale è questa una occasione unica: improvvisamente abbiamo visto scomparire quasi del tutto uno dei fattori additati di essere la causa delle polveri sottili nelle grandi città, il che porterà inevitabilmente delle conseguenze nel dibattito che farà seguito a questa grande emergenza. Si possono isolare le cause, se ne possono misurare i pesi.
Polveri sottili: primo check
La prima verifica indica un dato inoppugnabile: il livello di polveri sottili nelle aree a rischio della pianura padana è crollato nel giro di pochi giorni . Il caso vuole che le aree colpite dal contagio (Lombardia in primis) siano anche quelle maggiormente legate alla Covid-19. Nota bene: cercare una qualche correlazione tra i due fenomeni sarebbe un esercizio del tutto acrobatico e privo di ogni logica. Se vi siano correlazioni tra la diffusione del contagio e le polveri sottili, è qualcosa che va cercato in una fitta trama causale tra i rapporti sociali, il movimento delle persone, la posizione geografica e molti altri elementi, ma non v’è nesso diretto tra le due entità.
Era il 2 febbraio quando Milano affrontava il blocco del traffico a causa del superamento dei livelli di guardia delle polveri sottili per troppi giorni consecutivi. Era il 2 febbraio e il nostro dibattito nazionale era fermo al ragionamento di quartiere sull’opportunità o meno di aprire o chiudere singole strade al traffico, nonché sull’opportunità di consentire l’arrivo dei tifosi per Milan-Verona: nel giro di pochi giorni saremmo stati travolti da uno tsunami che ha bloccato tutto il traffico a livello nazionale, ha affondato le borse, ha bloccato il campionato di calcio e ancora non sappiamo come e quando andrà a finire.
A distanza di un mese e mezzo da allora, e a distanza di pochi giorni dal DPCM che ha fermato la circolazione delle persone (ma non quella delle merci), i dati dicono che la situazione è del tutto cambiata. Prendiamo il caso emblematico della città di Milano, dati del 12 marzo:
- SO2: 9 in media (limite massimo: 125)
- PM10: 23 in media (limite massimo: 50)
- NO2: 100 in media (limite massimo: 200)
- CO: 0.9 in media (limite massimo: 10)
- O3: 82 in media (limite massimo: 180)
Tutti i valori sono dunque ben al di sotto della norma. Attenzione, il dato va comunque interpretato alla luce del fatto che:
- il traffico non è completamente fermo
- le buone temperature hanno allentato anche l’uso del riscaldamento
- la diminuzione del traffico non solo riduce le emissioni, ma anche il sollevamento di polveri dal selciato
Ognuno tragga le conseguenze che ritiene, questi sono i dati. Attenzione inoltre ad un elemento ulteriore:
Come si può vedere dall’immagine (le previsioni delle polveri sottili secondo i dati de IlMeteo.it, la situazione rimane ancora “mediocre” presso i grandi centri abitati e in tutta la parte centrale della pianura padana. Nel nord il problema è soprattutto l’assenza di precipitazioni, che rallentano fortemente la capacità di filtro dell’atmosfera lasciando l’aria impregnata di polveri. Questo dimostra quanto i blocchi sporadici del traffico siano poco utili , mentre una più profonda e radicale rivoluzione della mobilità sia diventata ormai necessaria.
Questa situazione potrà accelerare le politiche di stimolo per l’auto elettrica? A questo punto potrebbe essere cosa auspicabile, purché nel contesto di una politica energetica legata alle rinnovabili. Non è semplice, insomma, ma il “cigno nero” della Covid-19 sprigionerà sicuramente ampia consapevolezza su quanto il cambiamento sia la scintilla fondamentale per inseguire la sostenibilità.
13 03 2020