Elon Musk: donati i primi respiratori a New York

Elon Musk ha donato alla città di New York i primi respiratori acquistati da Tesla, ma sull'immagine di Elon Musk continua a pesare il negazionismo abbracciato fin da inizio pandemia.
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Elon Musk ha donato alla città di New York i primi respiratori acquistati da Tesla, ma sull'immagine di Elon Musk continua a pesare il negazionismo abbracciato fin da inizio pandemia.

Le emergenze sono emergenze ed in quanto tali richiedono di tagliar corto di sprecar gratitudine e di investire in solidarietà. Ed è così che in piena pandemia occorre guardare a Elon Musk con duplice atteggiamento: di chi è grato per quel che Tesla sta facendo, ma al tempo stesso di chi non dimentica quel che non ha fatto.

Elon Musk: donati a New York i primi respiratori

Si parta dal merito, perché l’encomio è doveroso: Tesla ha rapidamente iniziato a convertire le proprie linee produttive di Fremont in collaborazione con gli ingegneri Medtronics ed ha rapidamente iniziato lo sviluppo di respiratori ora a disposizione della città di New York. I respiratori donati non sono in realtà provenienti da Fremont, perché questa era stata la promessa di Musk: che siano prodotti o siano acquistati, saranno comunque donati. Così è stato: in attesa di riuscire a svilupparne eventualmente in proprio, Tesla ha preferito muoversi in piena urgenza acquistando 1255 unità da ResMed, Philips e Medtronics per una prima, minima e insufficiente fornitura laddove si è sviluppato uno dei focolai più importanti del Coronavirus negli Stati Uniti.

I commenti ai tweet di Bill de Blasio ed Elon Musk sembrano però orientati più che altro sulla prima fase di Elon Musk: non quello che agisce, ma quello che sminuiva. Il suo tweet sul panico da rinnegare , il suo tentativo di tenere aperti gli stabilimenti, il suo attuale continuo negazionismo sull’impatto della Covid-19: questi sono i temi che fanno breccia sul pubblico più di qualsivoglia respiratore donato alla città di New York a Pandemia ormai deflagrata. La promessa “faremo tutto il possibile” di oggi vale meno e, anzi, sembra frutto di quello stesso panico che Musk definì a suo tempo come “stupido”.

Quando a giochi finiti si studierà l’impatto devastante del Coronavirus sul mondo, occorrerà studiare il caso “Elon Musk” nei dettagli e sotto molti profili: per come Tesla sarà sopravvissuta a questo tsunami economico; per come un imprenditore illuminato e capace come Musk (a inizio anno tutto girava a suo favore ) non sia riuscito a comprenderne le conseguenze, dimostrando peraltro un’empatia ridotta al lumicino; per come al termine di tutto ciò Musk sarà in grado di ricostruire la propria stessa immagine. Tutto troppo improvviso e violento per non essere significativo, ed è così che Elon Musk diventa cartina di tornasole nell’analisi di come gli Stati Uniti affronteranno questa emergenza.

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30 03 2020
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